Bianchetta, Vermentino, Pigato, Ormeasco… Il vino ligure è un mondo con tante anime tutte da scoprire. E quando si tratta poi di trovare l’abbinamento col piatto giusto, entra in gioco la saggezza di chi conosce la tradizione, di chi sa accostare ai vini i prodotti (e le ricette) del territorio, che spesso si legano per contrasto.
Ma quali sono i modi migliori per capire come abbinare un vino ligure ai piatti ideali per esaltarlo? Abbiamo fatto un salto nella nostra Vineria per farci fare qualche esempio, partendo dai vini più amati dai clienti.
Bianchetta “Bunassa” – Andrea Bruzzone
In dialetto la chiamiamo “gianchetta”: colorata di un bel giallo paglierino, profumo fine, delicato, abbastanza persistente con leggeri sentori erbacei dal sapore secco e sapido. La sua origine è nella Valpolcevera, terra piena di storia del vino. Un esempio? Nel 1506 proprio in Valpolcevera è stata ritrovata una tavoletta bronzea, un “documento” a tutti gli effetti risalente al 117 a.C. e all’epoca dell’Impero Romano, che attesta il pagamento di un’imposta non con denaro, ma con vino!
E con cosa la abbiniamo quindi? Con queste caratteristiche, non fatica a sposarsi bene con tutti i primi e i secondi che non abbiano sapori troppo decisi, ma volete sapere con cosa dovreste provarlo almeno una volta nella vita? Facile: il Minestrone alla genovese.
Vermentino “e Galee” – Villa Cambiaso
Quando si dice “trovare l’America”: quando si aprì il commercio oltreoceano, il Vermentino divenne subito una delle attrazioni principali per gli appassionati a stelle e strisce. Con leggeri sentori fruttati e floreali dove spiccano i sentori agrumati con sensazioni sapide e minerali, in bocca è caldo, sapido e straordinariamente fresco. Si sposa benissimo con i piatti a base di pesce: se dovessimo dirne uno in particolare con cui si esalta, diremmo le acciughe ripiene. E sapete con cosa va a nozze, secondo noi? Con il piatto unico di gamberi e riso di Chakula Chema!
Vermentino “Sarticola” – Cantine Federici
La storia del vermentino dei Colli di Luni risale probabilmente all’epoca dell’impero Romano. Plinio il Vecchio diceva che “il vino di Luni ha la palma fra quelli dell’Etruria.”
Sarticola è un vermentino ottenuto nelle storiche tenute dell’omonima località, dove le vigne traggono forza dalla terra e regalano grandi emozioni nel bicchiere. Colore giallo paglierino, carico con riflessi dorati. Gli aromi sono tutti da raccontare: apertura di frutta a polpa gialla (mela, pesca, banana), frutti tropicali a cui seguono spiccati sentori agrumati, con finale minerale. In bocca risulta secco, caldo, di grande struttura e decisa personalità, con toni morbidi e di lunghissima persistenza.
Come esaltarlo? Beh, sapore graffiante, ma tendenza dolce… Va benissimo insieme ai fritti, ma secondo noi è ideale per accompagnare il sushi di Glam!
Pigato – Podere Grecale
Il Pigato è il principe dei vini liguri, quello che più rappresenta la tipicità della regione. È coltivato e riconosciuto esclusivamente in provincia di Imperia e Savona, le sue origini sono incerte ma gli studi più recenti lo identificano come un clone del vermentino, che in Liguria si è differenziato dal vitigno originario trovando condizioni ideali nelle zone più interne della Riviera Ligure di Ponente.
E il nome, da dove viene? “Pigato” è dovuto alle tipiche puntinature scure che l’uva assume in fase di maturazione. Il colore è un giallo paglierino chiaro con riflessi verdognoli, il profumo è intrigante e fine, con fiori bianchi e sentori minerali e di macchia mediterranea. In bocca è fresco e sapido,
pieno e con un leggero finale mandorlato, tipico della varietà. Con cosa lo abbiniamo? Con le trofie al pesto dello Scolapasta.
Coronata DOC “o Cônâ” – Villa Cambiaso
Dai vitigni di uva Bianchetta, Vermentino e Bosco, che guardano a levante dalle colline di Morego, fra sassi di quarzo e ardesia che si sfalda, si ritorna a produrre questo bianco di Coronata. Con sentori leggermente fruttati, il profumo dei fiori di arancio e i profumi secondari vegetali, la sapidità, il calore. Si sposa molto bene con buona parte della cucina genovese, ma se volete farlo esaltare, abbiamo due parole per voi: fritto misto! La sua freschezza è perfetta per abbinarsi con i grassi (deliziosi) di un bella frittura di pesce, o un fritto misto alla genovese del Laboratorio Gastronomico.
Ormeasco Superiore – Cascina Nirasca
L’ormeasco è un vitigno a bacca nera, appartenente alla famiglia del Dolcetto. La sua origine è piuttosto incerta: secondo qualche studioso, l’Ormeasco sarebbe il padre del Dolcetto, secondo altri è esattamente il contrario. Di certo, i Marchesi di Clavesana, signori di Pornassio, ebbero un ruolo chiave nella sua diffusione in Liguria. Con un editto nel 1303, i marchesi imposero la coltivazione dell’Ormeasco in tutta la provincia di Imperia sotto la loro giurisdizione, stabilendo regole ben precise per la produzione, con pene severissime per i trasgressori.
Di colore rosso rubino con profumi tipici di marasca, viola e con sentori speziati, in bocca tannini piacevoli, corpo e struttura media, gradevole morbidezza, persistente, con un finale amarognolo. Ottimo con piatti a base di carne, fantastico con una toma di pecora di media stagionatura. Se siete in dubbio sul calice da prendere a fianco di un bel tagliere di salumi e formaggi della Vineria, l’Ormeasco Superiore è un’ottima idea.
Granaccia – Innocenzo Turco
Menzione speciale per questo rosso e il suo profumo intenso con sentore di frutti rossi, toni speziati e balsamici con un rilascio non troppo tannico. Un po’ di storia (o leggenda, chi lo sa): c’era una volta Leon Pancaldo, un marinaio di Magellano, che durante una spedizione trovò e portò a casa una barbatella. Originario di Quiliano, nel savonese, la andò a piantare nella collina La Barbatella, dove poi sorgerà un monastero: a distanza di secoli, la barbatella fu ritrovata, e fu l’origine della Granaccia di Quiliano.
Ottima con arrosti e formaggi di media stagionatura, assolutamente da provare con la buridda, ma soprattutto con il roast beef de La Carne.
Rossese Dolceacqua “e Prie” – Anfosso
Nasce da un terreno ricco di pietre, dove la radice scende in profondità: è un vino ricco di minerali, di grande complessità. Il 50% di queste uve non viene diraspato, quindi acquista un colore più intenso e un tannino più elegante, con sentori erbacei. Ottimo con arrosti e coniglio alla ligure, ma soprattutto con lo stoccafisso. Il suo carattere speziato ce lo fa piacere moltissimo con le delizie di Mi Rico Perù.
E se questo articolo non ha fatto altro che aumentare il tuo imbarazzo della scelta, non preoccuparti! I nostri sommelier possono guidarti in un percorso alla scoperta dell’anima enologica della Liguria, con la degustazione di tre vini unita a qualche stuzzichino. Sempre ligure, si capisce. Trovi a questo link tutte le informazioni a riguardo!